martedì 11 dicembre 2012

Lo sguardo strabico dell'angelo di Stefano Esuperanzi

Stefano Esuperanzi
è nato a Monte San Vito nel 1949 dove vive ancora oggi con la propria famiglia. Dal 1994 al 2004 ha scritto una serie di racconti divulgati settimanalmente su una pagina del quotidiano il “Corriere Adriatico”. Parte di questi sono stati raccolti nel libro “Lo scirocco” pubblicato insieme ai romanzi “Il testamento di Costanza” e “Lo sguardo strabico dell’angelo” sul sito www.ilmiolibro.kataweb.it del Gruppo Editoriale L’Espresso.
“Il pensionamento rappresenta una svolta importante della propria vita. Di alternative non ne rimangono molte, due possibili: scappare con una ballerina ucraina, oppure scrivere un libro. Presentando la prima notevoli difficoltà ho scelto la seconda, e di libri ne ho scritti tre”.
 
 

 
Qumràn 1956
La scoperta archeologica dei “Rotoli del Mar Morto” e quella del faraone Tutankamon, sono state definite le più interessanti del XX secolo. Se a rendere eccezionale quella del principe egizio è stata la regalità del corredo funebre ancora presente all’interno della sepoltura, per quella Qumràn, così si chiama il luogo del rinvenimento, la straordinarietà è stata determinata dall’unicità dei reperti e dalla loro storia. Circa novecento rotoli, in parte frammentati, interamente coperti di scrittura, sigillati e nascosti in undici grotte nel mezzo del deserto della Giudea. Le domande che al tempo sorsero spontanee ai ricercatori furono diverse. Chi avesse nascosto quel patrimonio di scritture? Per quale motivo? Perchè nel deserto? A distanza di oltre mezzo secolo la disciplina archeologica ha formulato ipotesi e supposizioni, ma non è riuscita a fornire una risposta certa e univoca. La casualità del ritrovamento, l’iniziale gestione della ricerca, affidata a persone non qualificate da un governo distratto appena costituito, che aveva ben altra cose a cui pensare, hanno provocato un danno irreparabile. Un’infinità di reperti sono stati dispersi tra musei e collezzioni private in tutto il mondo. Ad intricare la vicenda, ed è il caso di dire che al peggio non c’è mai fine, il contenuto delle scritture ritenute sconvenienti da parte di alcune gerarchie ecclesiastiche, in quanto riguardanti parte dell’Antico Testamento, scritte nove secoli prima del Codice Masoretico, adottato dalla Cristianità come canonico. Il dubbio di una manipolazione, addirittura di un occultamento di parte dei reperti, sono in molti ad averlo. Ad alimentare il fatto che la direzione della ricerca sia rimasta paradossalmente in mano ad un monaco domenicano per oltre un decennio in uno stato prevalentemente ebraico. Due professionisti: un’archeologa tedesca e un accademico italiano. vengono inviati

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