martedì 11 dicembre 2012

Alcune domande a Stefano Esueranzi

INTERVISTA A STEFANO ESUPERANZI, AUTORE MARCHIGIANO
 
1- Parlaci un po' di te e dei percorsi che ti hanno fatto approdare alla scrittura creativa.                                                            
Le passioni per letteratura, l'arte e l'archeologia mi hanno sempre accompagnato. Ciò che mi ha avvicinato alla scrittura, invece, è stata l'opportunità di poter pubblicare su una pagina del Corriere Adriatico, tra il 1994 e il 2004 alcuni racconti. Amici e conoscenti leggendoli mi hanno espresso le loro benevoli critiche. Da qui è iniziato il mio “percorso letterario”.
2- "Il testamento di Costanza" e "Lo sguardo strabico dell'angelo", due romanzi storici, ambientati tra la fine degli anni '40 e gli anni '50. Due studiosi, un Italiano e una tedesca, accomunati dalla passione per l'archeologi, si trovano a lavorare fianco a finaco, e irrimediabilmente oltre la simpatia reciproca nasce anche la storia d'amore. Due libri che si leggono d'un fiato, non vedendo l'ora di arrivare all'ultima pagina per vedere come vanno a finire. Da dove deriva la tua passione per l'archeologia e quanto di te e della tua vita hai trasferito nel carattere dei tuoi personaggi, Cesare e Wilk?
I due romanzi “Il testamento di Costanza" e "Lo sguardo strabico dell'angelo” sono entrambi ambientati negli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale. Gli anni cinquanta hanno visto la mia infanzia e li amo particolarmente. Nel mio immaginario sono ricchi di enfasi, di suggestioni e personaggi forti. Anni di miseria, dove ognuno a suo modo cercava di ricostruirsi un'identità. Ideali per ambientarci storie. La passione per l'archeologia mi accompagna da sempre. Già da bambino vagavo per i campi alla ricerca di pietre e sassi che avevano qualcosa da raccontare. Ogni territorio ha la sua storia, cercare di ricostruirla è affascinante. I personaggi dei due romanzi sono fortemente caratterizzati dal mio essere, o meglio, come dice Wilk nella prefazione de Il Testamento di Costanza: "Lui, introducendosi indiscretamente nel nostro intimo, ha goduto e beneficiato di emozioni e passioni non sue. Ha fatto vivere a noi quello che lui avrebbe voluto vivere; essere quello che noi siamo stati."
 
3- Sicuramente c'è stato un lavoro di ricerca storica, di documenti anche antichi, per la stesura dei due romanzi. Quali sono le tue fonti?
La storia di Federico II mi ha sempre affascinato; già nel '94 (800 anni della sua nascita) sono stato promotore, proprio a Jesi, di un interessante convegno sulla falconeria dell'imperatore. Per il Testamento di Costanza devo ringraziare la Fondazione Federico II e il Centro Studi Federiciani, sempre di Jesi, mi hanno offerto un valido supporto, anche se non condividono nel modo più assoluto la mia ipotesi.
Per chi è appassionato di archeologia, la scoperta dei Rotoli del Mar Morto è stata la più affascinante del XX secolo. Una scoperta che poteva mettere in discussione l'origine del Cristianesimo, se non vi fossero stati degli interventi di alte gerarchie ecclesiastiche a nascondere reperti e quant'altro. Quindi, una vicenda che si prestava molto ad essere inserita all'interno di una narrazione fantastica.
 
4- Entrambe i romanzi hanno forti riferimenti ai monaci cistercensi. Nei libri citi sia la nostra Abbazia di Chiaravalle (Santa Maria in Castagnola), sia una famosa Abbazia Cistercense farncese, situata in Borgogna, l'Abbazia di Citeaux, se non ricordo male. Quali sono stati, e quali sono, i tuoi rapporti con i monaci cistercensi? Hai chiesto loro consulenza, soprattutto nella stesura del "Testamento di Costanza"?
La storia del monachesimo Cistercense è altrettanto interessante. Questo ordine religioso sorto nel XI secolo in Francia, sotto l'impero Svevo ebbe uno sviluppo enorme tanto da offuscare quello Benedettino. Tanti documenti testimoniano di privilegi che gli Svevi concessero ai cistercensi . Perché Federico II, sebbene scomunicato 3 volte da ordine di essere sepolto con la tunica di quest'ordine?
 
5- Nel "Testamento di Costanza" esponi una teoria, forse un segreto conservato per secoli, per cui Federico II non sarebbe realmente il figlio di Costanza d'Altavilla ed Enrico VI. I due sovrani dovevano dimostrare di avere l'erede al trono, ma Costanza era sterile, e così il parto nella pubblica piazza di Jesi fu una sceneggiata. In effetti il bambino era stato "rapito" a una famiglia di contadini di Monte San Vito, secondo questa teoria. Quali fondamenti storici e documentali ha questa interpretazione?
Le fonti che supportano il mio romanzo sono quelle del Villani e fra Salimbene da Parma, due storici dell'epoca che parlano di questa vicenda.
 
6- Ci vuoi parlare un po' anche dell'altra tua opera, "Scirocco", che è una raccolta di racconti a suo tempo pubblicati dal Corriere Adriatico? 
Lo scirocco: una serie di racconti nei quali descrivo passioni, emozioni. Parlo di amici che mi hanno accompagnato durante la vita. Con l'intenzione di evidenziare stati emotivi. “Oggi l'orologio della torre non suona più, qualcuno ha brontolato e lo hanno zittito. Non ci sono più neanche i cari vecchi compagni con i quali ho condiviso tante emozioni, tante attese, tante speranze. Dicono che la vita sia così, come camminare sulla sabbia bagnata: dietro di te per qualche attimo lasci le impronte del tuo percorso, ma se guardi più indietro ti accorgi che la risacca le ha già cancellate e nessuno si accorgerà più del tuo passaggio.” Qualche amico dice che ci sono riuscito. Non so.
 
7- Tre libri, ben scritti, direi, e affascinanti. Sicuramente una buona casa editrice li avrebbe pubblicati e distribuiti volentieri. Come mai la scelta dell'autopubblicazione su ilmiolibro.it?
Nonostante le varie proposte, non ho trovato una casa editrice seria e affidabile. Allora, Pubblicare su “Ilmiolibro” è stata per me la soluzione più economica.

Un caro saluto a tutti gli amici del gruppo “Crisalide”
 
 
 
 
 
 
 
 


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