sabato 15 dicembre 2012

LO SCIROCCO di Stefano Esuperanzi




LO SCIROCCO
 
Poche decine di racconti che si susseguono in un percorso in parte improvvisato. Storie e leggende, piu' o meno fantastiche, che si pongono lungo il confine evanescente della memoria: un orizzonte al di la del quale sentimenti e passioni possono piacevolmente smarrirsi. Emozioni lontane, vaghe e indefinite; che rievocate, suscitano impressioni profonde. Cieli stellati, nei quali sono stati posti innamorati mitologici ad inseguire notte dopo notte le loro amanti: per l'eternità. Aspirazioni illusorie, rappresentate da tramonti struggenti e aurore incantate. Divinità del Pantheon che si misurano in impari sfide con comuni mortali. Falconi e accipitridi che scatenano la loro ''violenza'' su prede inermi, si alternano a struggenti melodie notturne di usignoli e lamentosi versi di assioli innamorati. Saggi valori di un tempo, sviluppati nella miseria del dopoguerra, si confrontano con quelli attuali imposti dalla civiltà dei consumi e del benessere. Vicende diverse, apparentemente disomogenee, ma accomunate dallo stesso denominatore: la passione per la caccia.


"Lo scirocco" ci dice Esuperanzi "è una serie di racconti nei quali descrivo passioni, emozioni. Parlo di amici che mi hanno accompagnato durante la vita. Con l'intenzione di evidenziare stati emotivi. “Oggi l'orologio della torre non suona più, qualcuno ha brontolato e lo hanno zittito. Non ci sono più neanche i cari vecchi compagni con i quali ho condiviso tante emozioni, tante attese, tante speranze. Dicono che la vita sia così, come camminare sulla sabbia bagnata: dietro di te per qualche attimo lasci le impronte del tuo percorso, ma se guardi più indietro ti accorgi che la risacca le ha già cancellate e nessuno si accorgerà più del tuo passaggio.” Qualche amico dice che ci sono riuscito. Non so."

mercoledì 12 dicembre 2012

IL TESTAMENTO DI COSTANZA di Stefano Esuperanzi

IL TESTAMENTO DI COSTANZA di Stefano Esuperanzi





Fra Salimbene da Parma, monaco francescano, vissuto tra la fine del XII secolo e l'inizio del XIII, ha scritto la cronaca del suo tempo, facendola giungere sino a noi attraverso degli annali. Per secoli a questa fonte, hanno attinto i piu' qualificati esegeti per ricostruire eventi e vicende che si collocano tra il 1168 al 1288; periodo ritenuto anche dagli stessi alquanto oscuro. Da un episodio di quel tempo, descritto da fra Salimbene nella sua ''Chronica'' come misterioso, ma che ha impresso una netta direzione alla storia, prende spunto la nostra vicenda. Di Costanza d'Altavilla: Imperatrice del Sacro Romano Impero, conosciamo altrettanto poco, e il poco che ci è giunto spesso è contraddittorio. Dante nella sua Commedia la pone in paradiso, definendola piena di luce; altri la considerano opportunista, spregiudicata e scaltra. Noi non sapremo mai come e chi fosse nella realtà Costanza d'Altavilla. Due archeologi si imbattono casualmente su alcuni indizi che potrebbero illuminare e chiarire avvenimenti di quell'epoca; in particolare il privilegio che Costanza e i discendenti Svevi concedono all'ordine monastico dei Cistercensi che a quel tempo ebbe un grande sviluppo e acquisì un potere politico ed economico di rilievo. Il percorso dei due ricercatori, una tedesca e un italiano, si snoda a cavallo della seconda guerra mondiale. Il conflitto segna pesantemente la donna che subisce l'assedio di Berlino da parte delle Truppe Alleate e dell'Armata Rossa. Ne esce in malo modo: distrutta. Nonostante ciò riesce a compiere un'analisi approfondita della strumentazione propagandistica che il governo Nazional-Socialista ha fatto della scienza archeologica per confermare ingannevolmente la purezza della razza Ariana. L'insostenibile giustificazione di pericolo di inquinamento da parte di razze inferiori; ed infine, le repressioni etniche che hanno sfociato nell'ignobile olocausto. Nella ricerca viene coinvolto anche l'abate di St. Marie: abbazia cistercense situata su un altipiano della Guascogna Francese, dove il vino è eccellente, ma il tempo sembra trascorrere con una particolare caratteristica. Nonostante la razionalità intellettuale e il sostegno della Fede Cristiana, il monaco intuisce aleggiare sulla vicenda una maledizione: infatti si scatena una sequenza di omicidi del tutto simili ad altri avvenuti 500 anni prima. La storia si snoda attraverso le miserie sociali e individuali del dopoguerra, dove ognuno, a suo modo, cerca di ricostruirsi un' identità che gli consenta la semplice sopravvivenza. Su queste ceneri risorgono varie caratteristiche umane che il conflitto aveva represso e sembravano definitivamente perdute: emozioni, sentimenti e passioni.
 


martedì 11 dicembre 2012

Alcune domande a Stefano Esueranzi

INTERVISTA A STEFANO ESUPERANZI, AUTORE MARCHIGIANO
 
1- Parlaci un po' di te e dei percorsi che ti hanno fatto approdare alla scrittura creativa.                                                            
Le passioni per letteratura, l'arte e l'archeologia mi hanno sempre accompagnato. Ciò che mi ha avvicinato alla scrittura, invece, è stata l'opportunità di poter pubblicare su una pagina del Corriere Adriatico, tra il 1994 e il 2004 alcuni racconti. Amici e conoscenti leggendoli mi hanno espresso le loro benevoli critiche. Da qui è iniziato il mio “percorso letterario”.
2- "Il testamento di Costanza" e "Lo sguardo strabico dell'angelo", due romanzi storici, ambientati tra la fine degli anni '40 e gli anni '50. Due studiosi, un Italiano e una tedesca, accomunati dalla passione per l'archeologi, si trovano a lavorare fianco a finaco, e irrimediabilmente oltre la simpatia reciproca nasce anche la storia d'amore. Due libri che si leggono d'un fiato, non vedendo l'ora di arrivare all'ultima pagina per vedere come vanno a finire. Da dove deriva la tua passione per l'archeologia e quanto di te e della tua vita hai trasferito nel carattere dei tuoi personaggi, Cesare e Wilk?
I due romanzi “Il testamento di Costanza" e "Lo sguardo strabico dell'angelo” sono entrambi ambientati negli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale. Gli anni cinquanta hanno visto la mia infanzia e li amo particolarmente. Nel mio immaginario sono ricchi di enfasi, di suggestioni e personaggi forti. Anni di miseria, dove ognuno a suo modo cercava di ricostruirsi un'identità. Ideali per ambientarci storie. La passione per l'archeologia mi accompagna da sempre. Già da bambino vagavo per i campi alla ricerca di pietre e sassi che avevano qualcosa da raccontare. Ogni territorio ha la sua storia, cercare di ricostruirla è affascinante. I personaggi dei due romanzi sono fortemente caratterizzati dal mio essere, o meglio, come dice Wilk nella prefazione de Il Testamento di Costanza: "Lui, introducendosi indiscretamente nel nostro intimo, ha goduto e beneficiato di emozioni e passioni non sue. Ha fatto vivere a noi quello che lui avrebbe voluto vivere; essere quello che noi siamo stati."
 
3- Sicuramente c'è stato un lavoro di ricerca storica, di documenti anche antichi, per la stesura dei due romanzi. Quali sono le tue fonti?
La storia di Federico II mi ha sempre affascinato; già nel '94 (800 anni della sua nascita) sono stato promotore, proprio a Jesi, di un interessante convegno sulla falconeria dell'imperatore. Per il Testamento di Costanza devo ringraziare la Fondazione Federico II e il Centro Studi Federiciani, sempre di Jesi, mi hanno offerto un valido supporto, anche se non condividono nel modo più assoluto la mia ipotesi.
Per chi è appassionato di archeologia, la scoperta dei Rotoli del Mar Morto è stata la più affascinante del XX secolo. Una scoperta che poteva mettere in discussione l'origine del Cristianesimo, se non vi fossero stati degli interventi di alte gerarchie ecclesiastiche a nascondere reperti e quant'altro. Quindi, una vicenda che si prestava molto ad essere inserita all'interno di una narrazione fantastica.
 
4- Entrambe i romanzi hanno forti riferimenti ai monaci cistercensi. Nei libri citi sia la nostra Abbazia di Chiaravalle (Santa Maria in Castagnola), sia una famosa Abbazia Cistercense farncese, situata in Borgogna, l'Abbazia di Citeaux, se non ricordo male. Quali sono stati, e quali sono, i tuoi rapporti con i monaci cistercensi? Hai chiesto loro consulenza, soprattutto nella stesura del "Testamento di Costanza"?
La storia del monachesimo Cistercense è altrettanto interessante. Questo ordine religioso sorto nel XI secolo in Francia, sotto l'impero Svevo ebbe uno sviluppo enorme tanto da offuscare quello Benedettino. Tanti documenti testimoniano di privilegi che gli Svevi concessero ai cistercensi . Perché Federico II, sebbene scomunicato 3 volte da ordine di essere sepolto con la tunica di quest'ordine?
 
5- Nel "Testamento di Costanza" esponi una teoria, forse un segreto conservato per secoli, per cui Federico II non sarebbe realmente il figlio di Costanza d'Altavilla ed Enrico VI. I due sovrani dovevano dimostrare di avere l'erede al trono, ma Costanza era sterile, e così il parto nella pubblica piazza di Jesi fu una sceneggiata. In effetti il bambino era stato "rapito" a una famiglia di contadini di Monte San Vito, secondo questa teoria. Quali fondamenti storici e documentali ha questa interpretazione?
Le fonti che supportano il mio romanzo sono quelle del Villani e fra Salimbene da Parma, due storici dell'epoca che parlano di questa vicenda.
 
6- Ci vuoi parlare un po' anche dell'altra tua opera, "Scirocco", che è una raccolta di racconti a suo tempo pubblicati dal Corriere Adriatico? 
Lo scirocco: una serie di racconti nei quali descrivo passioni, emozioni. Parlo di amici che mi hanno accompagnato durante la vita. Con l'intenzione di evidenziare stati emotivi. “Oggi l'orologio della torre non suona più, qualcuno ha brontolato e lo hanno zittito. Non ci sono più neanche i cari vecchi compagni con i quali ho condiviso tante emozioni, tante attese, tante speranze. Dicono che la vita sia così, come camminare sulla sabbia bagnata: dietro di te per qualche attimo lasci le impronte del tuo percorso, ma se guardi più indietro ti accorgi che la risacca le ha già cancellate e nessuno si accorgerà più del tuo passaggio.” Qualche amico dice che ci sono riuscito. Non so.
 
7- Tre libri, ben scritti, direi, e affascinanti. Sicuramente una buona casa editrice li avrebbe pubblicati e distribuiti volentieri. Come mai la scelta dell'autopubblicazione su ilmiolibro.it?
Nonostante le varie proposte, non ho trovato una casa editrice seria e affidabile. Allora, Pubblicare su “Ilmiolibro” è stata per me la soluzione più economica.

Un caro saluto a tutti gli amici del gruppo “Crisalide”
 
 
 
 
 
 
 
 


Lo sguardo strabico dell'angelo di Stefano Esuperanzi

Stefano Esuperanzi
è nato a Monte San Vito nel 1949 dove vive ancora oggi con la propria famiglia. Dal 1994 al 2004 ha scritto una serie di racconti divulgati settimanalmente su una pagina del quotidiano il “Corriere Adriatico”. Parte di questi sono stati raccolti nel libro “Lo scirocco” pubblicato insieme ai romanzi “Il testamento di Costanza” e “Lo sguardo strabico dell’angelo” sul sito www.ilmiolibro.kataweb.it del Gruppo Editoriale L’Espresso.
“Il pensionamento rappresenta una svolta importante della propria vita. Di alternative non ne rimangono molte, due possibili: scappare con una ballerina ucraina, oppure scrivere un libro. Presentando la prima notevoli difficoltà ho scelto la seconda, e di libri ne ho scritti tre”.
 
 

 
Qumràn 1956
La scoperta archeologica dei “Rotoli del Mar Morto” e quella del faraone Tutankamon, sono state definite le più interessanti del XX secolo. Se a rendere eccezionale quella del principe egizio è stata la regalità del corredo funebre ancora presente all’interno della sepoltura, per quella Qumràn, così si chiama il luogo del rinvenimento, la straordinarietà è stata determinata dall’unicità dei reperti e dalla loro storia. Circa novecento rotoli, in parte frammentati, interamente coperti di scrittura, sigillati e nascosti in undici grotte nel mezzo del deserto della Giudea. Le domande che al tempo sorsero spontanee ai ricercatori furono diverse. Chi avesse nascosto quel patrimonio di scritture? Per quale motivo? Perchè nel deserto? A distanza di oltre mezzo secolo la disciplina archeologica ha formulato ipotesi e supposizioni, ma non è riuscita a fornire una risposta certa e univoca. La casualità del ritrovamento, l’iniziale gestione della ricerca, affidata a persone non qualificate da un governo distratto appena costituito, che aveva ben altra cose a cui pensare, hanno provocato un danno irreparabile. Un’infinità di reperti sono stati dispersi tra musei e collezzioni private in tutto il mondo. Ad intricare la vicenda, ed è il caso di dire che al peggio non c’è mai fine, il contenuto delle scritture ritenute sconvenienti da parte di alcune gerarchie ecclesiastiche, in quanto riguardanti parte dell’Antico Testamento, scritte nove secoli prima del Codice Masoretico, adottato dalla Cristianità come canonico. Il dubbio di una manipolazione, addirittura di un occultamento di parte dei reperti, sono in molti ad averlo. Ad alimentare il fatto che la direzione della ricerca sia rimasta paradossalmente in mano ad un monaco domenicano per oltre un decennio in uno stato prevalentemente ebraico. Due professionisti: un’archeologa tedesca e un accademico italiano. vengono inviati