mercoledì 12 dicembre 2012

IL TESTAMENTO DI COSTANZA di Stefano Esuperanzi

IL TESTAMENTO DI COSTANZA di Stefano Esuperanzi





Fra Salimbene da Parma, monaco francescano, vissuto tra la fine del XII secolo e l'inizio del XIII, ha scritto la cronaca del suo tempo, facendola giungere sino a noi attraverso degli annali. Per secoli a questa fonte, hanno attinto i piu' qualificati esegeti per ricostruire eventi e vicende che si collocano tra il 1168 al 1288; periodo ritenuto anche dagli stessi alquanto oscuro. Da un episodio di quel tempo, descritto da fra Salimbene nella sua ''Chronica'' come misterioso, ma che ha impresso una netta direzione alla storia, prende spunto la nostra vicenda. Di Costanza d'Altavilla: Imperatrice del Sacro Romano Impero, conosciamo altrettanto poco, e il poco che ci è giunto spesso è contraddittorio. Dante nella sua Commedia la pone in paradiso, definendola piena di luce; altri la considerano opportunista, spregiudicata e scaltra. Noi non sapremo mai come e chi fosse nella realtà Costanza d'Altavilla. Due archeologi si imbattono casualmente su alcuni indizi che potrebbero illuminare e chiarire avvenimenti di quell'epoca; in particolare il privilegio che Costanza e i discendenti Svevi concedono all'ordine monastico dei Cistercensi che a quel tempo ebbe un grande sviluppo e acquisì un potere politico ed economico di rilievo. Il percorso dei due ricercatori, una tedesca e un italiano, si snoda a cavallo della seconda guerra mondiale. Il conflitto segna pesantemente la donna che subisce l'assedio di Berlino da parte delle Truppe Alleate e dell'Armata Rossa. Ne esce in malo modo: distrutta. Nonostante ciò riesce a compiere un'analisi approfondita della strumentazione propagandistica che il governo Nazional-Socialista ha fatto della scienza archeologica per confermare ingannevolmente la purezza della razza Ariana. L'insostenibile giustificazione di pericolo di inquinamento da parte di razze inferiori; ed infine, le repressioni etniche che hanno sfociato nell'ignobile olocausto. Nella ricerca viene coinvolto anche l'abate di St. Marie: abbazia cistercense situata su un altipiano della Guascogna Francese, dove il vino è eccellente, ma il tempo sembra trascorrere con una particolare caratteristica. Nonostante la razionalità intellettuale e il sostegno della Fede Cristiana, il monaco intuisce aleggiare sulla vicenda una maledizione: infatti si scatena una sequenza di omicidi del tutto simili ad altri avvenuti 500 anni prima. La storia si snoda attraverso le miserie sociali e individuali del dopoguerra, dove ognuno, a suo modo, cerca di ricostruirsi un' identità che gli consenta la semplice sopravvivenza. Su queste ceneri risorgono varie caratteristiche umane che il conflitto aveva represso e sembravano definitivamente perdute: emozioni, sentimenti e passioni.
 


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